La dott.ssa Maria Rosa Pomella tratta casi di vittime di abusi sessuali e molestie, nel suo Studio a Genova.
Tutte le donne sono molestate; non è un paradosso.
Almeno a livello verbale, la molestia fa parte della condizione femminile. Il complimento ambiguo, l'apprezzamento pesante, lo sguardo indiscreto...
Fin dall'adolescenza una donna impara a farci i conti. Quasi tutte poi subiscono un pò di più di una molestia virtuale: esibizionisti, maniaci al cinema.
E infine un terzo delle donne, secondo le statistiche, subiscono veri e propri abusi.
Ho ascoltato molte storie drammatiche.
Il caso più grave è quello di Claudia: Claudia è stata sedotta dal padre all'età di tredici anni.
Nel mio studio entra questa giovane donna, ormai trentenne, dal viso molto infantile e dall'intenso sguardo azzurro.
Quasi senza riprendere fiato, mi dice appena seduta: "sono stata violentata da mio padre. Sono venuta per questo. Non l'ho mai detto, solo a due persone".
Chi sono le due persone? "L'amica che mi ha mandato qui e il mio ex analista".
L'amica che l'ha mandata è una mia ex paziente, a sua volta vittima di abusi.
Chiedo dell'ex analista (mi voglio accostare per gradi a questo dramma) e spunta un'altra tragedia: "Il mio analista mi ha mandata via. Ha avuto paura di mio padre,
che mi accompagnava in seduta. Ha detto: "non me la sento, suo padre è un pedofilo, può insidiare i miei piccoli pazienti..."".
Resto senza parole, non faccio commenti, ma penso al dramma di Claudia che non trova accoglienza proprio quando rivela il suo terribile segreto.
Penso al padre geloso, che la teneva prigioniera e che è giunto a minacciare l'analista per telefono, ingiungendogli di "lasciare in pace sua figlia".
Dico a Claudia che nel mio studio può sentirsi sicura, l'analisi è uno spazio sacro, protetto; è un patto che solo il paziente può sciogliere. Qui le minacce di suo padre non trovano spazio.
La storia di Claudia è terribile ma tipica: un padre padrone, una madre sottomessa e assente (il vero mistero è la cecità di queste madri). Due fratelli maschi più piccoli. Il padre, temuto da tutti, era molto affettuoso con lei, le rimboccava le coperte quand'era piccola.
La violenza si è consumata alla vigilia della partenza di Claudia per una gita scolastica.
Quello che Claudia non dice subito, anche se sembra ansiosa di liberarsi del suo pesante segreto, è che non c'è stata una singola violenza, o una serie di violenze:
è nata una specie di relazione, subita dalla bimba per paura, ma in seguito trasformata quasi in sentimento d'amore.
La madre, forse non del tutto normale, è sempre sembrata inconsapevole (oppure si tratta di una complicità perversa? o addirittura di un'offerta propiziatoria?).
Il padre di Claudia era gelosissimo e la teneva quasi rinchiusa. Claudia, molto timida e infantile, cresciuta come la principessa prigioniera del drago.
Usciva solo per la scuola.
Dopo il diploma però un amico di famiglia, colpito dall'isolamento della ragazza, l'aiuta a trovare un lavoro. Claudia farà la maestra, ma non riuscirà
ad amare i bambini. Questi bambini normali, protetti dai padri e dalle madri. Claudia li odia.
A questo punto, nella sua vita entra Matteo.
Matteo è un operaio, vive nella città vicina: Claudia lo va a trovare, si muove in una realtà più ampia, lei che è cresciuta nell'isolamento
quasi totale, all'oscuro di tutto, incapace di sbrigare le cose più semplici.
Acquista sicurezza: soprattutto, si scopre in grado di amare un giovane uomo e di avere rapporti normali.
La relazione col padre, fatta ormai soprattutto di paura, non era conclusa. È questo che Claudia mi fa capire a fatica.
Ma ora lei desidera una normale vita di coppia e cerca l'aiuto dell'analisi. Subisce il "gran rifiuto" che abbiamo visto. Ma l'aspetta una delusione più grave.
Ben presto Matteo la mette di fronte a un aut-aut: deve scegliere, o lui o i genitori (Matteo non sa nulla del rapporto col padre).
Claudia dovrebbe lasciare il piccolo paese dove vive (e dove lavora) e trasferirsi in città.
Claudia non ce la fa. Il padre sta invecchiando, e l'amore per lui si sta trasformando in compassione. Inoltre, è una scelta troppo drastica,
lasciare tutto di nuovo per amore: Claudia non si può permettere un altro padre-padrone. Matteo la lascia.
A questo punto Claudia mostra tutta la sua forza, e la sicurezza che sta attingendo dalla nuova analisi. Non può più accettare prepotenze, neanche per amore. Il legame col padre si deve sciogliere dolcemente.
Poco dopo Claudia ha l'occasione di prendere una piccola casa indipendente, nel paese dove vive. È una scelta importante, la fine di un legame simbiotico. La paura e la dipendenza dal padre, il rancore per la madre si trasformano sempre più in compassione di fronte alla decadenza senile dei genitori.
Claudia incontra un altro uomo, Ezio, che vive in città.
Non andrà a vivere con lui, del resto Ezio non la pone di fronte a una scelta.
Continuerà a vivere sola, e vedrà Ezio nel fine settimana. Un buon rapporto, con una sola ombra: Ezio, separato, ha una figlia adolescente che vive con lui.
È un rapporto molto forte, non certo incestuoso: Claudia ne è molto gelosa e lo subisce come un contrappasso, ora che è nei panni della madre... tradita.
Ma la relazione regge.
Quello di Claudia è il più grave caso di abuso che ho seguito. Si è concluso bene: questa giovane donna, che ha subito un'offesa così grave, è stata in grado di amare normalmente, di ottenere amore e rispetto.
Altri casi, con possibili evoluzioni negative (il racconto sarebbe troppo lungo):
Tutte queste donne hanno tratto beneficio dall'analisi.
Ma occorre registrare altri abusi terribili: l'abuso dei curanti. Medici, e, in un caso da me seguito (Laura),
l'abuso da parte di un giovane e affascinante analista.