Cambiare il proprio Psicologo Psicoanalista: caso clinico di una paziente della dott.ssa Pomella in merito alla relazione terapeutica.
"Lei è autodistruttiva!". Il solerte analista le aveva imposto questa diagnosi, mentre Luisa piangeva per i suoi fallimenti amorosi, le delusioni dell'amicizia, i conflitti sul lavoro.
Luisa piangeva e attendeva conforto, sentendosi una vittima sacrificale.
Non sapeva come uscire da questo carosello infernale: tutto finiva sempre con l'abbandono e la delusione. Invece, il solerte analista
aveva aggiunto qualcosa al fardello già così carico: il peso insopportabile della colpa.
Forse, l'analista impaziente (e incapace di ascoltare) temeva di essere abbandonato e aveva cercato di prevenire la fuga (difensiva?)
inchiodando la paziente con la diagnosi.
La teoria, l'interpretazione può essere più pesante del sintomo.
L'analista che interpreta in modo "speculare" non aiuta, aggiunge piuttosto un altro sintomo: l'irrimediabilità, la colpa a priori.
Luisa comincia tutto con entusiasmo: amicizie, amori, nuovi incarichi sul lavoro.
Poi, "fatalmente", tutto si rovina. L'amore diventa disperazione. L'amicizia, malinteso.
Sul lavoro, le sue indubbie capacità vengono boicottate. Ma perché succede questo, "sempre"?
La nuova analista crede di intuirlo, o meglio, di "sentirlo".
L'analista "sadico" è stato lasciato, ma questo aggiunge una nuova colpa e un nuovo fallimento al fardello sempre più intricato
di Luisa.
La nuova analista "sente" che l'amore primitivo di Luisa non ha trovato un oggetto stabile, per la probabile incapacità di una madre
depressa.
Ma si guarda bene dal comunicare una "inutile" teoria.
È necessario che il trauma probabile si ripeta in seduta.
Sentendosi accolta, Luisa vacilla, e cerca in tutti i modi di sabotare l'analisi.
Non si può permettere di essere accettata, senza critiche o teorie intimidatorie: sarebbe come "tradire" sua madre.
L'aggressività di Luisa viene fuori in modo indiretto, con fughe inspiegabili dalle sedute che desidera. Più ne sente il bisogno e più fugge. Se non fugge, trova tutto noioso e irrilevante. Non si può permettere un'aggressività diretta, solo una resistenza passiva.
C'è un rifiuto "a priori" che non le permette di essere amata: per proteggersi dalla "inevitabile" delusione e per non
"offendere" la madre che l'ha respinta.
Sarebbe come perderla di nuovo.
È un tentativo difficile.
Per ora, Luisa si stupisce che l'altra persona non si lasci distruggere né distrugga, e che non la inchiodi con la teoria.